Quando si parla di “giovane adulto” ci si riferisce in genere a quel periodo di vita che va all’incirca dai 19 anni ai 30 anni. 

Questo periodo evolutivo però, non è sempre stato riconosciuto come tale a livello teorico e ciò ha comportato che per molto tempo non è stato preso in considerazione il fatto che, in realtà, le persone che attraversano questo momento evolutivo hanno un funzionamento psicologico specifico, ma anche dei compiti evolutivi fase-specifici. Per esempio, fu solo nel 1962, con Peter Blos, che si iniziò a parlare di “giovane adulto” e di compiti fase-specifici.

 

Quello che ho imparato durante il mio percorso di specializzazione in psicoterapia, è appunto considerare questo periodo come specifico, quindi lavorare in modo da tenere conto che le persone che si trovano in questa fase, sono impegnate nella realizzazione di alcuni compiti e progettualità che vanno a riorganizzare non solo la propria vita, ma anche la propria identità personale e sociale.

 

 

E’ vero che in questa fase la persona non è esposta a cambiamenti ormonali/corporei come nel caso dell’adolescente (come già discusso in precedenti articoli), ma è alle prese comunque con una rielaborazione della propria identità ed è sottoposto a delle pressioni ambientali/sociali.

Come obiettivo generale il giovane adulto deve infatti imparare ad integrare l’immagine di sé stesso con l’immagine derivante dalla società.

 

 

Questo non sempre avviene in maniera lineare e, spesso questa fase può comportare dei grossi dubbi rispetto alle proprie capacità e al proprio posto nel mondo, talvolta può trasformarsi in una vera e propria crisi esistenziale che può comportare dei blocchi e delle sofferenze in aree specifiche della propria vita, in particolare quelle che sono legate alla propria crescita personale. 

Il giovane adulto, infatti, spesso deve districarsi tra scelte e decisioni che in qualche modo lo incanaleranno, in modo sempre più specifico, verso un determinato futuro, ma non sempre queste decisioni sono così semplici.

Possono comportare dubbi, incertezze, ansie, senso di vuoto, aspetti depressivi, ma anche soddisfazioni, gioia e senso di crescita personale qualora il giovane sia consapevole di sé stesso e riesca dunque a tollerare i momenti di incertezza, i possibili fallimenti, il senso di spaesamento e le responsabilità che caratterizzano questa fase.

 

Le decisioni che il giovane deve affrontare possono riguardare la propria vita professionale, ma anche la propria vita affettiva.

In questo periodo i compiti fase specifici a cui è sottoposto toccano la sfera dell’autonomia e dell’indipendenza; richiedono il riuscire ad ottenere un riconoscimento a livello professionale; comportano anche lo sviluppo di una progettualità di coppia (tra cui ci può essere anche l’avere figli), il tutto condito dal fatto che vi è una forte pressione sociale e un naturale bisogno di riconoscimento che consente di accrescere la propria autostima e sviluppare la propria identità.

 

 

Il giovane adulto sta cercando il proprio valore, deve capire che posto occuperà all’interno della società, deve trovare la propria autonomia e il dover fare i conti con tutto questo, talvolta può essere davvero complesso:

…può sentirsi senza obiettivi

…può portare il giovane a confrontarsi continuamente con i coetanei per difetto con continui sentimenti di inferiorità

…vorrebbe poter fare di più, ma teme di “fallire”

…teme di deludere i familiari

…teme di non riuscire a raggiungere la propria autonomia

…teme di non saper fare niente

…teme di non “andar mai via di casa”

…teme di non potersi sentire soddisfatto

…teme o sente di fare o di aver fatto le scelte sbagliate

…teme di non essere pronto

…teme di essere ingabbiato tutta la vita in uno stesso posto

…teme di non trovare mai un posto.

Questi e molti altri sentimenti e pensieri si riscontrano nei racconti e nelle esperienze delle persone che vivono questo periodo.  

 

Pensiamo per esempio a cosa succede quando termina la scuola superiore. La persona si trova nella situazione di dover fare delle scelte importanti sulla sua vita, cioè indirizzarsi normalmente (che sia attraverso un percorso di studi universitari o iniziare subito a lavorare) comunque verso un futuro lavorativo con delle mansioni specifiche che potrà essere immediato o posticipato nel tempo. 

Spesso invece non si è assolutamente preparati per questa scelta così importante perché non sempre si ha avuto modo di sperimentarsi o di trovare qualcosa che appassiona o che piaccia o in cui ci si senta bravi e questo può portare a non sentirsi adeguati. Spesso la scelta delle superiori stessa non è stata sentita come giusta. 

 

Quello che mi sento di suggerire dunque è di trovare il modo di esplorare in modo approfondito le proprie motivazioni (e non motivazioni), di riflettere sul proprio percorso senza giudicarsi, di conoscersi meglio, di avere un’idea più coesa di sé stessi così da poter affrontare con maggiore consapevolezza (e sicurezza) le scelte della propria vita, ma anche di tenere conto che solitamente i percorsi di vita non sono lineari e che è proprio la diversità di tali percorsi che li rende unici.

 

“Continua a piantare i tuoi semi, perché non saprai mai quali cresceranno – forse lo faranno tutti.” (A. EINSTEIN).

Sara Pontecorvo

Sono Sara, una psicologa clinica e psicoterapeuta specializzata nell’approccio alle criticità della fase adolescenziale. ASCOLTO, CONFRONTO, FIDUCIA RECIPROCA. Su questo baso il mio rapporto con i ragazzi e le loro famiglie.

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